I partigiani

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Piazza San Giovanni in Monte

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La liberazione dei detenuti politici a San Giovanni in Monte

 

La sera del 9 agosto 1944 alle dieci di sera, due macchine con 12 uomini a bordo si fermano davanti al portone delle carceri di San Giovanni in Monte. Trasportano quattro partigiani appena catturati durante un rastrellamento sull'Appennino da una squadra composta da cinque uomini delle brigate nere fasciste e da tre militari tedeschi armati di mitra e pistole. Tra insulti e minacce i prigionieri sono spinti verso le guardie di servizio esterne per essere rinchiusi.

I quattro catturati sono Giovanni Martini “Paolo”, Renato Romagnoli “Italiano”, Dante Drusiani “Tempesta”, Vincenzo Toffano “Terremoto”. Il loro incedere a mani alzate è incerto perché sotto i vestiti sono imbottiti di armi.

Massimo Barbi, Nello Casali “Romagnino”, Bruno Gualandi “Aldo”, Roveno Marchesini “Ezio” e Vincenzo Sorbi “Walter” sono invece partigiani travestiti da fascisti, mentre i tre tedeschi sono Bernardino Menna “Napoli”, Lino Michelini “William” e Arrigo Pioppi “Bill”. Appartengono tutti alla 7a Brigata GAP Gianni Garibaldi, brigata partigiana cittadina, e il loro obiettivo è liberare i detenuti politici antifascisti condannati, in attesa di giudizio e i renitenti alla leva rinchiusi nel carcere. Un precedente tentativo era fallito a luglio, ma quello elaborato dalla 7a GAP il 9 agosto è un piano audace, studiato per sorprendere, che si basa sulle informazioni di una guardia carceraria che simpatizza per la Resistenza.

Il loro aspetto trae in inganno le guardie del carcere che aprono il portone facendo scattare il piano d’azione. Quattro partigiani rimangono fuori, gli altri entrano e senza difficoltà invadono gli uffici, immobilizzano le guardie, tagliano le linee telefoniche, prendono le chiavi e si dirigono verso la Terza sezione dove sono rinchiusi i detenuti politici. Per creare confusione sono aperte anche le celle dei prigionieri comuni.

Nel frattempo i partigiani rimasti fuori dal carcere disarmano le guardie esterne, ma una si rifiuta, spara e ferisce Michelini a una gamba. Gli spari creano confusione all’interno del carcere dove i detenuti sono inizialmente sorpresi dall’assalto partigiano e disorientati dal travestimento. Si accelerano i tempi, i prigionieri liberati iniziano a disperdersi per le vie della città e i detenuti politici sono accompagnati nelle basi logistiche della 7a GAP. Confusi nel numero dei prigionieri che scappano, anche gli ultimi partigiani si defilano non senza aver coperto la ritirata dei compagni ed essersi assicurati che nessuno rimanesse all’interno. Alle 22:15, quando “Terremoto” lascia per ultimo il carcere, l’azione partigiana può considerarsi conclusa.

Non è certo quale sia stato il numero esatto dei detenuti liberati, ma è ragionevole pensare che più di 300 persone quella sera riacquistarono la libertà. Purtroppo l’area del carcere riservata alle detenute rimane isolata dall'attacco e permette di dare l’allarme dalla linea telefonica non interrotta.

Nel suo rapporto, il questore di Bologna parla di un’azione di condotta da 70 partigiani arrivati su due camion con targa tedesca che liberano 340 detenuti.

Nei giorni successivi molti detenuti comuni si consegnano volontariamente o sono catturati. I prigionieri politici ripresero il loro posto nella lotta di Liberazione.

 

Nell’estate 1944, la presenza partigiana in città si fa particolarmente intensa, i “gappisti” agiscono con determinazione e visibilità portando a segno azioni spettacolari. Ricordiamo la distruzioni di autocarri tedeschi carichi di carburante sui viali; lo scontro a fuoco in via Oberdan e quello in via Ponte Romano; la distruzione della polveriera tedesca di Villa Contri e gli attacchi al comando tedesco all’Hotel Baglioni. L’assalto al carcere s'iscrive in questa storia d’azione partigiana coraggiosa che precede il duro inverno 1944, i sacrifici e le speranze vissuti nella clandestinità.

 

Dei partigiani che parteciparono nell’agosto 1944 all’assalto alle carceri di San Giovanni in Monte, muoiono nella Resistenza, Casali, Drusiani, Marchesini, Martini e Toffano.

 

Barbi Massimo

Casali Nello

Drusiani Dante

Gualandi Bruno

Marchesini Roveno

Martini Giovanni

Menna Berardino

Michelini Lino

Pioppi Arrigo

Romagnoli Renato

Sorbi Vincenzo

Toffano Vincenzo

 

 

 

 

                                                      

 

 

  

Giù