I partigiani

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Vincenzi Sante

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Vincenzi Sante, «Mario», nasce il 6 Agosto 1895 a Parma. Nel 1943 è residente a Reggio Emilia. Comunista da lunghi anni, dopo essere stato arrestato, il 29 Novembre 1926, dalla Commissione provinciale di Reggio, è condannato a tre anni di confino per «attività antifascista», poi commutati in ammonizione il 5 Febbraio 1927.

Ripresa lʼattività antifascista, è di nuovo arrestato con diversi altri comunisti. Una sentenza del 18 Settembre 1931 lo rinvia al Tribunale speciale, accusato di essere funzionario del PCI col compito di rafforzare il Centro interno, e, quindi, di costituzione del PCI e propaganda sovversiva, sulla base delle decisioni del IV° Congresso di Colonia dell'Aprile 1931.

Di fronte al Tribunale sprezzantemente «afferma di non essere incorso nel reato di ricostituzione del partito in Italia, perché il PCI per i comunisti non è mai stato sciolto». Viene condannato a dodici anni di carcere il 25 Gennaio 1932. Dopo diversi anni ottiene un condono, il 27 Gennaio 1937, poi è nuovamente condannato a 5 anni di confino dalla Commissione provinciale di Reggio Emilia per «organizzazione comunista». Riottiene la libertà solo nellʼAgosto 1943, dopo la caduta del fascismo. Subito dopo 1ʼ8 Settembre 1943, data del proclama Badoglio che sancisce la fine delle ostilità tra Italiani e Anglo-americani, opera per lʼorganizzazione e la crescita del movimento partigiano. Incaricato di operare nel Bolognese, si unisce al CUMER, con funzione di ufficiale di collegamento con le brigate della divisione Bologna.

Tra il febbraio e gli inizi di marzo 1945, compie una missione nel Sud, presso gli organismi di governo e del Comitato di Liberazione Nazionale.

Arrestato dai fascisti la sera del 20 Aprile 1945 a Bologna, viene ucciso nella notte fra il 20 e il 21 Aprile insieme a Giuseppe Bentivogli.

La sua morte e quella di Bentivogli sono annunciate nelle prime ore della liberazione, da un manifesto della federazione bolognese del PSI, datato 21 Aprile 1945, e da un altro della Camera Confederale del Lavoro della provincia di Bologna del 23 Aprile 1945.

Riconosciuto partigiano dallʼ1 Ottobre 1943 alla Liberazione. Gli è stata conferita la medaglia dʼoro al valor militare alla memoria con la seguente motivazione: «Convinto assertore dei principi di libertà e fiero oppositore di qualunque forma di oppressione, impugnava le armi contro i nazifascisti rifulgendo per impareggiabile audacia e sprezzo del pericolo, varcava più volte le linee svolgendo brillantemente missioni importanti e delicate. Durante il compimento di una di esse veniva sorpreso da una pattuglia fascista che, dopo fiera lotta, riusciva a catturarlo. Sottoposto a disumane torture e a efferate sevizie, con il corpo straziato e lʼanimo indomo, non faceva alcuna rivelazione per non nuocere alla causa e ai compagni di lotta, finché il nemico, esasperato da tanto stoico silenzio, barbaramente lo freddava. Fulgida figura di cospiratore, di combattente e di martire”. Bologna, settembre 1943 - aprile 1945. Al suo nome è stata intitolata una strada di Bologna.

 

 

La lapide

Bentivogli Giuseppe

Giù