I partigiani

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Cippo Casteldebole

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La battaglia e l’eccidio di Casteldebole

 

La 63ª Brigata Garibaldi comandata da Corrado Masetti “Bolero”, nell’autunno del 1944, contava su circa 230 uomini. A fine ottobre gli Alleati emisero l’ordine con il quale chiedevano al movimento della Resistenza bolognese di entrare in città per salvaguardare dagli occupanti gli impianti industriali, sanitari e civili, in attesa di un loro arrivo. La sera del 29 ottobre, il distaccamento del comando della brigata, scese a Bologna arrivando a Casteldebole durante la notte. Il fiume Reno era in piena a causa delle forti piogge di quei giorni per cui non fu possibile passare sull’altra sponda per arrivare all’Ospedale Maggiore i cui sotterranei erano diventati la base dei partigiani accorsi in città. “Bolero” e i suoi uomini si rifugiarono in una cava di ghiaia in attesa del giorno. Probabilmente vennero visti da una spia che avvisò i tedeschi i quali arrivarono sul luogo attaccando i partigiani, impiegando anche una batteria antiaerea di paracadutisti che si trovava nei pressi. Era l’alba del 30 ottobre, i partigiani si difesero per circa tre ore cadendo sotto il preponderante fuoco germanico.

Durante lo scontro furono uccisi da una sventagliata di mitra anche cinque civili che erano usciti da un rifugio antiaereo.

Nel pomeriggio le SS attuarono un rastrellamento per rappresaglia catturando dieci persone della zona che vennero torturati e fucilati il giorno dopo. Dopo la strage incendiarono parte del borgo.

L’insurrezione non vi fu poiché gli Alleati si fermarono all’altezza di Pianoro.

Dal fascicolo su Casteldebole ritrovato nel cosiddetto “Armadio della vergogna” risulta che a comandare i tedeschi era il maggiore Walter Reder.

A.S.

 

Monumento Casteldebole

Secondo Spisni





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Cippo in arenaria con lapide di cm. 40 x 30 in marmo bianco.

Giù