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Massarenti Giuseppe

 

Massarenti Giuseppe, «Bepo», nasce Lʼ8 Aprile 1867 a Molinella. Nel 1943 risiede a Roma. Dopo aver frequentato lʼIstituto tecnico a Bologna e dopo aver scelto di diplomarsi in ragioneria, inizia ad interessarsi della causa dei lavoratori agricoli e nel 1893 si laurea in Farmacologia. In rappresentanza della Lega democratica di Molinella, partecipa al «Congresso delle forze operaie e socialiste», a Genova, che si apre il 14 Agosto 1892 e, il giorno dopo, è alla Sala dei Carabinieri Italiani, dove viene fondato il Partito dei Lavoratori Italiani.

Al ritorno organizza la sezione socialista molinellese, poi promuove il sorgere della prima Lega di resistenza.

Tre le rivendicazioni principali: giornata di otto ore; salario differenziato per singoli lavori e per sesso; scelta dei lavoratori da parte delle organizzazioni e non dei padroni. Dopo uno sciopero durato 60 giorni, nel 1897, i lavoratori di Molinella affermano il diritto di organizzazione e di resistenza proletaria.

Promuove la prima Cooperativa di consumo locale con otto soci. Nel 1901 ripara in Svizzera per sfuggire alla esecuzione di una condanna inflittagli in un processo per diffamazione verso lʼex socialista Giuseppe Barbanti Brodano. Il 31 Dicembre 1905, dopo aver ottenuto il condono della pena, rimpatria.

Il 6 Novembre 1906 viene eletto sindaco di Molinella. Mette in atto importanti sgravi fiscali.

Nel 1908, è eletto anche consigliere dellʼAmministrazione provinciale.

Nel 1910 assume la direzione della Cooperativa agricola di Molinella e la fa prosperare. Dal Novembre 1911 anima lʼazione di resistenza che si protrae per molti mesi e interviene presso il capo del governo, Giovanni Giolitti, conducendo alla vittoria i mezzadri che piegano lʼagrario Zerbini. Nel 1914 tutti i mezzadri molinellesi scendono in lotta per la conquista di un nuovo capitolato colonico. Gli agrari organizzano lʼarrivo di crumiri, così scoppia un conflitto che si conclude tragicamente, con cinque morti e sette feriti fra gli assoldati dei padroni. Dopo lʼeccidio, centinaia di lavoratori sono arrestati, l'Amministrazione viene sciolta e sindaco e consiglieri riparano a S. Marino. Massarenti continua l'attività attraverso degli scritti.

Dopo la guerra, fra il 19 Maggio e il 10 Giugno 1919 viene processato per tutte le sue attività dagli inizi fino ai giorni della rivolta. Assolto.

Nel 1919 Guida le lotte agrarie molinellesi e poi esorta, attraverso suoi seguaci, la lotta agraria che si sviluppa nel Bolognese fra il Marzo e il 25 Ottobre 1920 e che porta grandi conquiste.

Il 29 Novembre 1920 è di nuovo eletto sindaco. Intanto si scatena l'assalto degli squadristi e Molinella si difende, anche se isolata. Nel giugno 1921 si rifugia a Roma dopo un tentativo di assassinio nei suoi confronti.

Nel novembre 1926 sono varate le leggi eccezionali del fascismo, così Massarenti viene

arrestato e condannato a cinque anni di confino: è relegato allʼisola di Lampedusa dove è ripetutamente provocato dai fascisti. Lʼ1 Marzo 1927 scoppia un conflitto tra confinati e fascisti. Successivamente viene relegato nellʼisola di Ustica (PA). Dopo dieci mesi di carcere viene prosciolto, ma poi si ammala ed è trasportato al Policlinico di Roma, dove resta per quattro mesi per poi essere confinato ad Agropoli (SA).

Nel novembre 1931 non torna a Molinella per non ricevere ripercussioni. Colto da emottisi lo aspetta di nuovo il ricovero, poi trascorre tre anni in albergo, da dove è cacciato perché non può pagare. Lo soccorre Bice Speranza.

Il 3 Settembre 1927, settantenne, viene ricoverato al Policlinico e poi alla Clinica Universitaria per la malattie nervose e mentali e dopo dodici giorni è trasferito nel manicomio di S. Maria della Pietà in Roma, accusato falsamente dai fascisti di essere folle; rimane rinchiuso per sette anni. Massarenti, dopo il manicomio, chiede con insistenza il ripristino della sua integrità civile, ma la riparazione non avviene.

Il suo nome è stato dato ad una strada di Bologna. A Molinella il suo nome è stato dato a una piazza, al centro della quale sorge il suo monumento.

Giù