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Lossanti Libero

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Lossanti Libero, «Capitano Lorenzini», nasce il 25 Dicembre 1919 a Bologna, dove risiede nel 1943. Ottiene il diploma di istituto tecnico.

Iscritto al PCI. Rientrato dalla Jugoslavia, dove prestava servizio militare, subito dopo 1ʼ8 Settembre 1943 prende contatti con Luigi Gaiani ed Ernesto Venzi per organizzare la lotta partigiana.

Nellʼottobre 1943, con un gruppo di antifascisti, tenta di costituire una base partigiana a Vidiciatico (Lizzano in Belvedere), ma il tentativo fallisce per l'inadeguatezza del luogo e il timore della popolazione.

Nel Dicembre 1943 è inviato a Padova, dove ritrova lʼamico Venzi, per costituire un gruppo partigiano nella valle del Mis, ma poco dopo viene inviato presso Vicenza.

Partecipa agli scontri con i soldati tedeschi nel Vajont, dove riesce a far fuggire i compagni e a mettersi in salvo.

Nellʼaprile 1944, insieme a Venzi, ad Andrea Gualandi, a Giovanni Nardi, a Luigi Tinti, fissa sulla Faggiola la base della 4ª brigata Garibaldi Romagna nella casa abbandonata «la Dogana», posta sul confine tosco-romagnolo. Dal Giugno 1944 la Garibaldi Romagna assume la denominazione di 36ª brigata Bianconcini Garibaldi e Lossanti ne diviene il comandante. Si distingue nel comando per il suo carattere temperato. Organizza la brigata in modo da poter compiere attacchi in maniera molto agile. Cerca il coinvolgimento della popolazione per il vettovagliamento.

Tramite il parroco di Bibbiana prende accordi con i carabinieri della zona di Palazzuolo sul Senio per la loro resa. Il 13 Giugno 1944 il luogo viene occupato. Il grosso della brigata torna sulla Faggiola, mentre Lossanti e Gualandi rimangono presso il parroco.

La mattina, risalendo sulla Faggiola, scoprono che i Tedeschi avevano sferrato un attacco a sorpresa. Scoperti dai soldati, i due vengono feriti nello scontro. Lossanti è catturato e ucciso a Fiorenzuola il 14 Giugno 1944. Il corpo sarà ritrovato solo a liberazione avvenuta.

Riconosciuto partigiano dal 19 Settembre 1943 al 14 Giugno 1944.

Gli è stata conferita la medaglia dʼoro al valor militare alla memoria con la seguente motivazione «Eroe di purissima fede, rispondeva allʼappello della Patria martoriata che richiamava a raccolta i suoi figli migliori. Organizzatore ed animatore dei Reparti Garibaldini dellʼEmilia in breve tempo sapeva forgiare la brigata messa ai suoi ordini in un formidabile strumento di guerra e con essa, sconfiggendo i tedeschi in aspro combattimento occupava Palazzuolo di Romagna. Contrattaccato violentemente da soverchianti rincalzi nemici ne sosteneva lʼurto e esaurite le munizioni, continuava lʼeroica difesa combattendo allʼarma bianca. Sopraffatto e catturato sopportava con fierezza martiri ed oltraggi rifiutandosi di togliersi dal collo la fiammeggiante cravatta garibaldina e, con lo scempio del suo corpo, affrontava eroicamente la morte. Magnifica figura di eroe». Palazzuolo di Romagna, 14/6/1944.

Al suo nome è stata intitolata una strada di Bologna.

 

La lapide

 

Giù