I giorni della libertà

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Battaglia di Porta Lame

 

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La battaglia di Porta Lame

Il 13 ottobre 1944 gli Alleati (anglo-americani) emisero una direttiva con la quale invitavano al Comando Unico Militare Emilia Romagna (CUMER) di fare confluire a Bologna i partigiani delle varie brigate in previsione della offensiva per la liberazione della città, che poi non avvenne. Verso fine ottobre circa 230 partigiani, provenienti da distaccamenti della pianura e della prima montagna attorno a Bologna, si acquartierarono nei locali dell'Ospedale Maggiore di via Riva Reno (oggi area PalaDozza) deserti perché sinistrati da un'incursione aerea. Il comandante della base era Giovanni Martini “Paolo”. Un altro gruppo di 75 partigiani, in prevalenza della 7ª GAP comandati da Bruno Gualandi “Aldo”, si trovava invece nella palazzina di vicolo del Macello (oggi via Azzo Gardino). La mattina del 7 novembre successivo, nel corso di un rastrellamento compiuto nella zona da un gruppo di fascisti e tedeschi, venne scoperta, casualmente, la base della palazzina. Mentre i tedeschi stavano tentando di entrare i partigiani aprirono il fuoco contro di loro dando inizio alla battaglia che durò circa 12 ore. I nazifascisti continuarono ad affluire e accerchiarono la base sparando con numerosi mitragliatori e con un cannone ottantotto che causò gravi danni alla palazzina costringendo i partigiani a raccogliersi al piano terra. In questa occasione rimase ucciso Nello Casali “Romagnino”. Nel pomeriggio i partigiani si spostarono nel lungo caseggiato sul canale che non poteva essere colpito dal cannoneggiamento. Nell'attraversamento persero la vita Alfonso Tosarelli “Zio Scalabrino”, Guido Guernelli “Giulio”, Ercole Dalla Valle “Bridge”, Alfonso Ricchi “Sergio” ed altri rimasero feriti. Mentre combatteva il comandante “Aldo” fu ferito da una bomba a mano. Lino Michelini “William” commissario politico prese il comando del gruppo. I partigiani decisero che con il calare della sera avrebbero tentata la sortita scendendo al lavatoio pubblico del canale Cavaticcio per risalirne il corso. La battaglia ricominciò ad infuriare ed i tedeschi fecero arrivare un carro armato Tigre che al primo ed unico sparo uccise John Klemlen “Gianni” (Samuel Schneider) . I partigiani gettando bombe fumogene scesero sul canale e raggiunsero Piazza Umberto I° (oggi Piazza dei Martiri) dove ebbero un cruento scontro riuscendo a forzare l'accerchiamento. Rodolfo Mori “Rudi” rimase ferito gravemente e morirà qualche giorno dopo nell'ospedale di Budrio dove era stato trasportato dai compagni, mentre vennero feriti lievemente Loredana Sasdelli e Raimondi Enrico “l'Americano”. Intanto il grosso di stanza all'Ospedale Maggiore, dopo che il Comando aveva deciso di attaccare il nemico alla sera, intervennero accerchiando a loro volta i nazifascisti alle spalle su due fronti, costringendoli allo sbandamento totale. Entrati nella palazzina ormai semi distrutta, non sapendo ancora che i loro compagni si erano sganciati, la trovarono deserta. Durante l'attacco morirono Oddone Baiesi, Oliano Bosi, Enzo Cesari “Tito”, Ettore Magli “Adolfo” e Antonio Zucchi “Bufalo”. Approfittando dello sbandamento dei nemici, i partigiani abbandonarono quindi la zona ritirandosi, non senza difficoltà, presso le loro basi. Sul campo rimasero 19 morti di parte fascista e 15 tedeschi, più numerosi feriti. E' stata questa del 7 novembre l'unica occasione in cui la Resistenza fu vittoriosa in una grande città europea occupata militarmente.


Descrizione Lapide

Baiesi Oddone

Casali Nello

Dalla Valle Ercole

Klemlen John

Mori Rodolfo

Tosarelli Alfonso

Bosi Oliano

Cesari Enzo

Guernelli Guido

Magli Ettore

Ricchi Alfonso

Zucchi Antonio

 

Di fianco alla lapide commemorativa, è presente anche la lapide in memoria dei partigiani Mandini Elio e Sabatini Ernesto.

 

porta_lame_due_lapidi

Lapide Mandini - Sabatini

Mandini Elio

Sabattini Ernesto

Giù